La grande reclusione come strumento di lotta alla mendicità costituisce sforzo comune di tutta l’Europa, prende l’avvio proprio nella Francia monarchica dove la Salpetriere assume i caratteri del campo di concentramento, vigilato da strumenti repressivi e polizieschi. In Inghilterra sorgono altrettanti istituti di ricovero e di reclusione, luoghi nati allo scopo di assistere i poveri e punire i vagabondi, strutture che assumevano un secolo dopo il nome di Workhouses (case di lavoro). Non stupisce quindi che sia proprio inglese la prima legge sull’assistenza sociale, la Poor Law (1601). Con tale normativa si sancisce il divieto di accattonaggio e vagabondaggio con severissime punizioni, ma anche il potere delle parrocchie di riscuotere contributi destinati alle istituzione di Workhouses. A questa rigida impostazione dell’assistenza, emblema di una pesante ostilità verso il povero, fanno però resistenza alcuni tentativi di elaborazioni alternative, capaci di considerare il povero nella sua dimensione umana. Nascono così, in ambienti laici ed ecclesiastici, numerose fondazioni e confraternite, per dar vita ad un’opera di assistenza che superi l’intento statale segregante e coercitivo. Tra queste si ricorda la confraternita di S. Vincenzo.
Con quest’ultima evoluzione , viene messa quindi in dubbio l’idea che proponeva come soluzione d’intervento un confronto delle classi disagiate, la reclusione e la repressione proposte dallo Stato. L’assistenza ufficiale pertanto viene vista sempre più come modello di comportamento funzionale alle esigenze di mercato, soprattutto da coloro che, anticipando le tendenze umanitarie del secolo successivo, cercano di proporre ed attuare una soluzione nuova (Sandra Rocchi,1993, pp.25-26).