2.4 L’ ETA’ MODERNA

Con l’affermarsi della borghesia , alle soglie dell’età contemporanea, l’assistenza diventa iniziativa anche dello Stato che cerca di far passare l’amministrazione degli ospedali e ospizi in mano laica. Ancora una volta il fine dell’assistenza non è quello di ridurre effettivamente la povertà, bensì di rendere socialmente inoffensivi i poveri. Questi ultimi consci che la propria miseria sia frutto della crisi agraria in atto, emigrano in città; senza lavoro e senza risorse invadono sempre più gli agglomerati urbani, pronti ad ogni tipo di azione anche violenta. Ecco quindi che lo Stato ora preoccupato di salvaguardare l’ordine pubblico, si fa promotore di una serie di riforme nel settore dell’assistenza, minacciato da un pauperismo urbano sempre più evidente.
E’  importante  sottolineare  che  in  questo  momento  ( primi
decenni del XVI secolo) le autorità civili subentrano alla Chiesa  nella responsabilità dell’assistenza, razionalizzando le risorse e le spese verso gruppi specifici di persone, specie i minori, ed escludendone altri tra cui i forestieri e gli invalidi.
E’ in quest’epoca, inoltre, che inizia quello che Michel Foucault chiama, nella sua Storia della follia nell’età classica, il grande processo di internamento o di reclusione. I poveri abili vengono così internati e costretti al lavoro in “ospedali generali” o “case per i poveri più simili alle carceri  che a luoghi di rieducazione e assistenza.