2.2 IL POVERO NEL CRISTIANESIMO

Proseguendo nella considerazione della figura del povero nella storia, è necessario soffermarsi sul periodo che vede l’affermazione e lo sviluppo del Cristianesimo nella società. Tale dottrina determina la nascita di una nuova tensione verso una fascia dei più emarginati, poichè inizia a considerare la solidarietà come gesto gratuito spinto dall’amore e dalla caritas, capisaldi del messaggio Evangelico.
Si tratta quindi di una solidarietà vissuta e non istituzionalizzata, assente di quel giuridicismo che caratterizzerà il successivo intervento assistenziale.
La concezione del povero che si ha ora, comunque, non si riproporrà mai più in seguito, destinata a non avere uno sviluppo successivo. Il povero si identifica con Cristo, pertanto assume una connotazione positiva e privilegiata che va valorizzata e rispettata. E’ proprio questi che propone un nuovo messaggio di vita, mentre solo il ricco e la società dominante a dover rivedere le proprie scelte. Con ciò non si vuole affermare che la povertà è uno status vitae buono e giusto in sè, i poveri, con la loro presenza, testimoniano che, usando e parole di Merozzi, “la fratellanza non è solo comunione di spirito ma anche ricerca di riscatto dei più miseri in nome di un sostanziale egalitarismo di condizioni materiali” (Sandra Rocchi, 1993, p. 20).
La spinta di impegno sociale e comunitario della Chiesa primitiva appare ed è molto viva e si traduce in ospitalità e accoglienza ai fratelli, vissuta come compito naturale della comunità e non come costrizione mentale proposta dallo Stato.