3.3 LA SVOLTA DEGLI ANNI SETTANTA
A partire dagli anni Settanta il volontariato inizia una
sua revisione radicale a causa di due diversi avvenimenti di grande portata
storica, esterni al suo mondo, apparentemente estranei, ma che invece determineranno
una miscela culturale e pedagogica rilevante ed esplosiva. Il volontariato
da modello filantropico dell’ assistenza, diverrà
quel soggetto politico riconosciuto anche dalla produzione
legislativa.
Il primo contributo...
La Rivoluzione studentesca del ’68...
Concilio Vaticano II e rivolta studentesca innescano quindi
un processo di autoanalisi in migliaia di gruppi di volontariato, sia laici
che ecclesiali, che durerà quasi un decennio (1975-1985) e da cui
comincerà a delinearsi il moderno volontariato organizzato che assume
caratteristiche nuove e diverse da quelle del passato.
Tali peculiarità possono essere così sintetizzate:
-
la prospettiva di un intervento dell’azione gratuita si trasforma
da “ riparatoria” in “liberatoria”, cioè destinata ad affiancarsi
agli emarginati in modo da strappare le radici della loro povertà,
liberandoli dai condizionamenti che non consentono loro di fruire dei diritti
di cittadinanza e talora degli stessi diritti umani;
-
obiettivo generale del volontariato diventa il mutamento
da raggiungersi con un duplice impegno: nel quotidiano, con una testimonianza
di servizio diretto a chi è in difficoltà, e nell’ambito
politico, mediante una continua preoccupazione di realizzare politiche
sociali più eque e più giuste nella lotta alle disuguaglianze
sociali;
-
il rapporto con lo Stato muta profondamente: si comprende
che per abbattere un fenomeno così radicato nel tempo è indispensabile
non solo collaborazione fra le due parti, ma un’integrazione, una sinergia
tra intervento pubblico e volontario che rispecchi le autonomie e diversità
di ruoli, ma che allo stesso tempo ne riconosca l’insostituibilità;
-
il volontariato si apre ad una collaborazione organica con
il terzo sistema o sistema “no profit”, cioè con quelle altre componenti
della comunità nazionale che non perseguono primariamente il conseguimento
del lucro, bensì il recupero dei cittadini in difficoltà.
Sono le realtà dell’ associazioni- smo, della cooperazione sociale,
delle esperienze di lavoro autogestito, con cui il volontariato ha affinità
di obiettivi e ideali;
-
nascono alleanze con il mondo sindacale senza confusioni
di campi d’azione; si promuovono collegamenti nazionali verticali (da centri
nazionali associativi a realtà comunali della medesima associazione)
e orizzontali (intese tra associazioni diverse ma operanti sullo stesso
territorio) per uscire da quell’isolamento e antagonismo che in passato
ha caratterizzato l’azione gratuita;
-
si allarga il campo d’intervento: dal sociosanitario ad altre
numerosissime aree, quali la protezione civile, i beni ambientali, quelli
culturali, l’accoglienza ai terzomondiali, ecc…;
-
aumenta il volontariato di tradizione laica, la funzione
di coscienza critica nei confronti del non-funzionamento dei servizi pubblici;
la necessità di provvedere ai bisogni, alle esigenze
post-materialistiche che oggi si aggiungono a quelle tradizionali “di pane,
di sopravvivenza”. Le cause della povertà ora più complesse
sul piano psicologico e relazionale hanno così reso indispensabile
il problema della formazione, qualificazione e aggiornamento per il soggetto
che voglia applicarsi nell’ambito dell’azione volontaria (B. Orizio, 1989,
p.12415-17).