Il volontariato è stato considerato,
nei primi settanta anni di questo secolo una componente residuale riparatoria
dello sviluppo sociale ed economico del Paese. Il suo percorso evolutivo
è stato travagliato soprattutto nei primi anni. Si vede
infatti come sia stato represso il suo maturare in opere sociali e interventi
sindacali durante il trentennio 1890-1920 dal sopravvento del fascismo,
confinato nell’assistenza sanitaria e clandestina nel seguente periodo
bellico e successivamente mortificato da un’eccessiva invadenza statuale;
umiliato infine dalla presente aspettativa di una società di benessere
mai attuatasi in Italia. Detto ciò si può notare come oggi
torna ad essere riscoperto e rivalutato in quanto fenomeno politico, economico
e sociale non solo a un livello teorico, bensì anche sotto un punto
di vista pratico e operativo, dal 1975 in poi.
Sottovalutato, marginalizzato,
confuso spesso con l’assistenza e beneficenza, costituisce oggi un fenomeno
sociale di grande rilievo, soprattutto in quest’ultimo centennio.
Per comprendere chiaramente il
fenomeno è però opportuno rendersi conto della sostanziale
differenza che distingue l’intervento volontario nei periodi che precedettero
e poi seguirono gli anni Settanta. Questi anni, come vedremo si imposero
come vera e propria crescita, apportando delle innovazioni, ma anche mantenendo
alcuni elementi del precedente momento storico, in quanto risulterebbe
impossibile considerarli indipendenti l’uno rispetto all’altro.
Detto ciò considereremo
i due diversi momenti storici soffermandoci sulle componenti che determineranno
le due diverse forme di volontariato.