3. IL VOLONTARIATO:
UNA NUOVA AREA CULTURALE

Il volontariato si configura oggi come una nuova area culturale, sorta da cause molteplici identificabili in situazioni e scelte culturali, economiche e sociali diverse.
Se la continua persistenza delle povertà e il progressivo indebolimento del Welfare State hanno contribuito ad un impegno sempre più solido e strutturato del volontariato, non bisogna certamente sottovalutare la sua dichiarata attenzione “all’umano”, alla persona, piuttosto che all’ordine sociale, ricercato nelle epoche passate.
Si tratta quindi di creare nella mentalità una nuova etica, un’etica della “relazionalità” capace di scoprire un nuovo rapporto tra diritti e bisogni, quel rapporto solidale che permetta di sacrificare qualche bisogno per realizzare qualche diritto in più.
Questo rapporto solidale può assumere i caratteri dell’individualità come quelli della collettività, non perdendo alcuna delle sue caratteristiche peculiari. C’è da dire però che in questa sede verrà più specificatamente trattata quell’azione volontaria attuata mediante gruppi, associazioni, movimenti, tuttora identificabili con il nome di “volontariato organizzato”. Questo tipo di volontariato, che trova la sua collocazione in quelle libere espressioni della società civile, cui si riferisce la nostra Costituzione (art. 3), è andato via via maturando rivestendo ruoli sempre più definiti. Nell’ultimo secolo di storia italiana si è potuto assistere ad un graduale cambiamento dell’intervento volontario, che si è strutturato in forme continuative e personalizzate, capace di rispondere ai bisogni emersi sul territorio in modo creativo, flessibile e non burocratico, sperimentando e anticipando anche un nuovo modo di intervento sociale (Sandra Rocchi, 1993, pp. 39-41).