Le idee illuministiche e le
teorie proposte fin dalla seconda metà del Settecento coinvolgono
l’intera società e con essa anche il modo di concepire l’assistenza,
almeno da un punto di vista concettuale. La carità intesa come strumento
per meritare la salvezza eterna, muta aspetto assumendo, almeno a livello,
il carattere di solidarietà laica, fondato sull’uguaglianza di tutti
gli uomini e quindi sul “diritto” del bisognoso all’assistenza.
Pietra miliare di questo secolo
è senza dubbio la Rivoluzione Francese che rappresenta un
momento di rottura, cesura con il passato. I principi di uguaglianza e
libertà si diffondono in tutta Europa. E’ quindi importante notare
che, anche se tale Rivoluzione non fu tanto quella del popolo, quanto della
borghesia, è pur sempre vero che in questo periodo si manifesta
la volontà di una nuova riforma assistenziale e sanitaria , volta
a provvedere, come si legge in una delle dichiarazioni dell’assemblea Nazionale,
“al mantenimento dei cittadini indigenti nel luogo di loro residenza o
mediante occupazione o assicurando agli abili al lavoro i mezzi di
sostentamento”.
L’assistenza diventa quindi un
dovere dello Stato, i cui presupposti teorici si ritrovano negli scritti
di Montesquieu, Stato che deve adoperarsi affinchè l’assistenza
cessi di essere “carità privata”, sia laica che assistenziale (Sandra
Rocchi, 1993, pp.26-27).